A spasso con il Galuciu

L’infanzia è sempre stata per me una stagione della vita che ricordo con grande gioia e vorrei dire senza quella triste nostalgia, a cui è difficile sottrarsi quando la mente ripercorre al indietro il tempo oramai passato.

Certo i ricordi, soprattutto quelli belli, tendono a lasciarti dentro quella sensazione di impotenza davanti alla vita che scorre, ma credo che per il solo fatto che ti ritornino in mente debbano essere la molla che scatena la bellezza del tempo che hai vissuto e la gioia che provi ogni qualvolta uno di questi se ne aggiunge. Fosse anche per un pezzo di focaccia dolce a forma di galletto…

Il martedì mattina era (come ancora oggi) giorno di mercato e immancabilmente al lunedì sera mamma mi ricordava che il giorno dopo bisognava svegliarsi presto per andare «al mercà» e tornare prima che «feisa tropa caud».

Era per me un rito che attendevo con una certa trepidazione tanto dai primi anni, quanto durante le vacanze estive delle scuole elementari. Probabilmente poteva voler dire l’acquisto di qualche giocattolo, ma sicuramente avrei potuto gustare il Galuciu di focaccia e mangiarlo scendendo da “su di mercant” (via Carlo Alberto) prima di arrivare «giù d’cuntrà». Rivedo lo sguardo di mia mamma dirmi severa che non era bene mangiare il Galuciu in via Vittorio.

All’andata ricordo ancora lo sguardo che lanciavo dopo aver passato l’Arco. Lassù, in piazza Mazzini, proprio di fronte alla salita che portava alle scuole di Sant’Anna, c’era una panetteria cui si accedeva salendo tre gradini. Quei tre gradini sono ancora lì dopo più di cinquant’anni!!

E lì vendevano il Galuciu. A chi, come me, ha memoria del negozio ricordo il nome: panetteria Rocca.

Aveva, oltre al fatto di essere minuscola, una prerogativa oggi inimmaginabile: vendeva esclusivamente pane e grissini!! E il mitico Galluccio fatto con la pasta della focaccia di Chieri.

Il mercato diventava tutta un’attesa di salire in piazza Mazzini, ma soprattutto di inerpicarsi su quei tre gradini.

Entravi in un mondo fatato e già antico fatto di profumi e di voci che ricordo perfettamente! Mia mamma comperava sempre due Galuciu: «Uno da mangiare subito e uno me lo incarta da portare a casa».

A quel punto, e solo a quel punto, lo svegliarsi presto e l’andare al mercato aveva trovato un senso.

Quel piccolo negozio rimane un pezzo di storia della mia Chieri, della Chieri della mia infanzia. Quel tanto camminare sino al mercato, quei tre gradini così alti e irti per me bambino erano il prezzo da pagare per raggiungere la mia piccola grande felicità. Forse un piccolo insegnamento di vita…

Quel negozietto era e rimarrà per sempre «il Panatè che vendeva i Galuciu sul mercà d’euv».

Lo voglio ricordare senza quel velo di triste nostalgia cui accennavo prima. I bei ricordi devono solamente renderci felici, e io in questo momento lo sono veramente!

Per Carreum Potentia, Vanni Cavaglià

P.S.

Per gli appassionati di tradizioni, direi di buone tradizioni, consultare:

Il gusto della nonna – la ricetta della focaccia Galucio”

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