Altri familiari Levi, di Chieri

La famiglia del garibaldino Zaccaria Levi, di cui abbiamo già scritto, annovera altri personaggi ebrei importanti della nostra città, primo fra tutti l’imprenditore tessile David Levi. Nato a Chieri nel 1750, era figlio unico di Moysè Levi e di Kela Sacerdote. Non si sa nulla della sua infanzia e di quali studi abbia fatto, perché le Regie Costituzioni del 1770 proibivano agli ebrei di frequentare qualsiasi scuola. A vent’anni sposò Zefora Fano, di Mantova, dalla quale ebbe sette figli; dopo la morte prematura della moglie, nel 1815 sposò in seconde nozze Lia Greco di Verona, dalla quale non ebbe altri figli. Sappiamo che suo padre gestiva, probabilmente con il fratello, una florida attività commerciale nonostante i molti divieti delle Amministrazioni contro gli ebrei. Nel dicembre 1798 e nel gennaio 1799 il Governo Provvisorio del Regno di Sardegna, instaurato da Napoleone, estese i diritti civili anche a tutti i cittadini piemontesi, con la concessione di accedere a cariche pubbliche e alle scuole senza distinzioni di religione. David, che aveva quasi cinquant’anni, diventò consigliere della Municipalità giacobina e dal 1800 al 1814 fu sindaco della nostra città. Nel 1809 acquistò ad un’asta pubblica il monastero di Santa Chiara e lo trasformò in opificio per la filatura e la tessitura. Unica vera industria tessile nella Chieri di inizio Ottocento, l’azienda arrivò ad occupare oltre 700 operai; nel 1811 esportava fustagni, basini e altre stoffe dette “di Chieri”. Con il ritorno dei Savoia e l’abolizione delle concessioni di Napoleone, pur tra evidenti difficoltà, la manifattura continuò a espandersi. Nel 1817 David era inserito nella lista dei cento più forti contribuenti del Comune di Chieri. Era uomo religiosamente devoto e umanitario, illuminista, probabilmente massone. Nel 1827 acquistò con Leone Sacerdote un terreno perché fosse adibito a cimitero ebraico.

Morì a Torino, nella casa di contrada san Filippo, nel 1831, per una cancrena alla gamba destra. Circa dieci anni dopo la sua famiglia, a causa delle restrizioni imposte agli ebrei, decise di cessare l’attività delle sue industrie che davano lavoro a più di mille persone tra Chieri, Racconigi e Cirié.

Un altro personaggio degno di nota è certamente il nipote David Levi, patriota e scrittore. Nato a Chieri nel 1816, era un giovane dal carattere ribelle che abbracciò le idee illuministiche e i valori risorgimentali, fu affiliato alla Carboneria e mazziniano. Durante gli anni di studio all’Università di Parma e Pisa (1837-1840) cominciò a maturare l’idea di abbandonare per sempre il Piemonte, in cui vigevano leggi antisemite. Ma una volta conseguita la laurea in legge ritornò nella casa paterna, durante il breve soggiorno a Chieri frequentò intellettuali e artisti di orientamento liberale che riuniva spesso nella sua casa; fra gli altri anche Silvio Pellico, quando andava a Chieri a trovare una sua sorella monaca e un fratello maggiore. Nell’estate del 1841, quando non gli fu permesso di acquistare una casa fuori del ghetto decise di lasciare Chieri. Aiutato da amici raggiunse Parigi, dove si stabilì nel quartiere latino, frequentò le lezioni del Collegio di Francia, studiò nelle biblioteche della città; soprannominato “l’Italien de genie”, era molto apprezzato nei salotti parigini. Al ritorno in Italia, soggiornò per diverso tempo a Venezia, dove divenne ben presto uno dei leader del movimento politico per la secessione del Nord Italia dall’Impero austriaco e per l’unione di tutti gli Stati italiani. Compiuta l’Unità italiana, nel 1861, fu eletto deputato e, in qualità di membro del partito liberale, difese la causa della parità di diritti e di libertà religiosa. He was a member of the National Assembly until 1879, when, being defeated, he retired from politics.

Si ritirò dalla politica nel 1879, ma continuò la sua battaglia di libero pensatore e molteplici furono le sue pubblicazioni imperniate sul sociale e sull’uguaglianza dei popoli. La sua opera più importante è Ausonia-Vita d’azione (dal 1848 al 1870), ricca di notizie sul Risorgimento.

Tra i Levi dell’Ottocento chierese merita di essere ricordato anche Emanuele Levi, il quale da bambino scrisse un piccolo diario personale, che inizia il 27 gennaio 1822, per informare la famiglia sul suo modo di vivere e sui suoi profitti scolastici. Piccolo diario interessante perché ci fa conoscere aspetti diversi del suo tempo. Emanuele seguì poi la professione del padre, piccolo imprenditore tessile, e sposò Susanna Sacerdote da cui ebbe nove figli. Morì nel 1899. Il diario, portato a Gerusalemme da un nipote e da questi dato in eredità al prof. Raffaello Levi, docente del Politecnico di Torino, è stato pubblicato nel 2005.

Nel Novecento accolse l’eredità della famiglia Aldo Levi, la cui vita è stata molto intensa; un grande compendio tra l’imprenditoria del trisavolo e l’esperienza socioculturale per la nostra città.

Nato a Chieri nel 1920, Aldo è stato l’ultimo ebreo della sua famiglia, perché nella sua religione i figli seguono quella della madre e sua moglie era cattolica. E il suo è stato un lungo percorso di vita “accidentata”, perché negli anni della gioventù lo hanno colpito le leggi razziali e, durante la guerra, è stato costretto a nascondersi con il fratello per due anni in una cascina di amici nei dintorni di Chieri.

La nipote Luciana racconta che, come ringraziamento per l’accoglienza, Aldo e Giorgio accudivano agli animali e lavoravano nei campi; durante i rastrellamenti tedeschi si rintanavano in una buca del terreno sotto un mucchio di sterpaglie e ramaglie, spargendo pepe tutto intorno per non essere individuati dai cani. Appena poterono, decisero di rientrare a Chieri. Si rasarono baffi, barba e gambe, indossarono abiti femminili, e dopo una rocambolesca fuga in bicicletta attraverso sentieri e campi, furono ospitati da Rina Serra (colei che sarebbe diventata moglie di Giorgio) nel suo appartamento in via Vittorio Emanuele, vicino all’Arco. Qui nei momenti critici si nascondevano in un armadio a muro, sempre in silenzio per non dare motivo di sospetti. Rina era orfana e viveva quindi da sola, pertanto nessuno si rese mai conto della loro presenza.

Finita la guerra, Aldo si dedicò per moltissimi anni non solo alla sua azienda, la passamaneria Arital (fino al 1989), ma anche al recupero della memoria storica degli ebrei di Chieri. È stato uno dei fondatori della Pro-Loco, partecipando alle attività di diverse associazioni culturali. Ha collaborato alla pubblicazione della rivista pinese Più; è stato socio molto attivo della Fondazione per il Tessile e per il Museo del Tessile e membro del Consiglio direttivo dell’Associazione Avezzana, con la quale ha pubblicato Chieri e il Tessile, Dizionario dei Chieresi illustri, Zibaldone. Si è spento all’età di 97 anni nel 2018; con lui è finita la storia di un’antica e importante dinastia piemontese.

Per Carreum Potentia, Rosanna Perilongo

Aldo Levi sulla scalinata del ghetto ebraico di Chieri.

Bibliografia:

AA.VV, Dizionario biografico dei Chieresi Illustri, 2010.

AA.VV, Chieri e il Tessile. Vicende storiche e di lavoro dal XIII al XX secolo, 2007.

F. Levi, Una famiglia ebrea, 1999.

F. Levi, Il giornale di Emanuele: 1822, 2005.

AA.VV., Zibaldone 4, 2021.

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