Armando Brunetti

Armando Brunetti (2009)

Armando Brunetti, detto Bruno, nacque a Chieri il 5 novembre 1934; era figlio di Giuseppe Brunetti, un contrameter (l’equivalente del perito tessile di oggi) il quale, purtroppo, durante la Prima guerra mondiale era rimasto paralizzato, e di Clara Fantino, una donna forte che, nonostante le difficoltà fisiche del marito, gestiva con bravura la loro piccola tessitura. Armando crebbe con i suoi due fratelli, Francesco e Domenico, e sua sorella Maria. Raccontava spesso che sua madre, quando tesseva, legava la sua culla al telaio per cullarlo; poi, quando era un po’più grande, lo faceva girare sull’orditoio verticale come su una giostra.

Giuseppe morì improvvisamente nel 1935, quando l’azienda contava sei telai meccanici di tecnologia avanzata per quei tempi. Clara si tirò su le maniche e prese a condurla con competenza e determinazione; dalla sede di piazza Trieste la spostò in viale Diaz, allora in piena campagna, e da quel momento ebbe una grande espansione, tanto che alla sua morte, nel 1967, dava lavoro a circa 80 operai.

Anche Bruno lavorò per 52 anni in azienda, e negli anni del boom economico aprì anche una filatura a Tortona, ma a Chieri è ricordato soprattutto per le tantissime iniziative, gli eventi e i progetti che attuò per la città, primo fra tutti il Museo del Tessile: la maggior parte dei reperti è stata infatti raccolta da lui stesso, poi donata alla Città.

Fu anche il promotore della “Fondazione del Tessile” per il Museo del Tessile, l’associazione di imprenditori e di enti (regione, province, comuni e banche) senza scopi di lucro, che prosegue idealmente l’Università del Fustagno. Fermamente convinto dell’origine chierese della tela jeans, cioè del fustagno per cui sin dal medioevo Chieri era famosa, non mancava di raccontarlo a tutti.

Attivissimo, fondò l’associazione “Amici del Ricamo Bandera” per dare lustro alla tipica produzione di questa stoffa e al suo ricamo (la “pittura con l’ago”); l’associazione “Giuseppe Avezzana”, per dare un nome a tutti i volontari ricercatori che collaboravano con lui al museo; negli anni Cinquanta s’inventò, con il contributo di mamma Clara e Don Burzio, la maschera rappresentativa della Bela Tessioira; fu presidente del motoclub “Giovanni Franchino”, sport nel quale dedicò molte delle sue energie.

Fu sempre un tipo geniale, eccentrico e buontempone; non si sposò mai e, anche se ebbe più avanti negli anni una compagna che lo affiancò fino alla sua morte con dedizione, era talmente contro il matrimonio che aveva fondato l’associazione di single “Club degli Scapoli”, con tanto di statuto, con regolamento rigidissimo. E fu tra gli autori di scherzi famosi, come quello “dei martelli”: nel 1982 circa quattrocento chieresi ricevettero una lettera con l’intestazione “Comune di Chieri” che li invitava a pagare una tassa di 500 lire su martelli del peso fino a mezzo chilo e 800 lire su martelli più grossi posseduti, e invitava a portare il primo d’aprile in Comune la ricevuta del versamento. Alla lettera era allegato un bollettino di conto corrente già prestampato, intestato alla Tesoreria dello Stato. Furono molti quelli che ci cascarono.

Buontempone sì, ma anche il promotore della tela più lunga del mondo, che fu appesa al campanile di San Giorgio, e di tante altre iniziative culturali e sportive; e anche se molti lo ricordano come un uomo di poco tatto e dal comportamento spesso esagerato, fu molto disponibile e un buon mecenate verso la Scuola, alla quale dedicò tempo e risorse perché i ragazzi conoscessero meglio la storia della loro città.

È mancato nel febbraio del 2015, e l’intenzione della Fondazione e delle associazioni da lui create è quella di intitolargli, quest’anno, il Museo.  

Per Carreum Potentia, Rosanna Perilongo

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