Com’è nata la parrocchia di San Giacomo a borgo Venezia – 1ª parte

Foto dell’atto di donazione per l’erezione dell’attuale chiesa di San Giacomo.

Bisogna tornare indietro di oltre 70 anni per capire come e da dove tutto è partito.

Nei primi anni ’50, Chieri contava una popolazione di circa 15.000 abitanti. Se pensiamo che solo una dozzina di anni dopo era arrivata ad oltre 23.000 incominciamo a capire cosa sia successo.

L’espansione urbanistica di allora riguardò principalmente la zona compresa tra via del Reitano (quella che affianca il cimitero), la strada Vecchia di Riva (ora via Montù) e la direttrice Chieri-Villanova, che altri non è che via Padana Inferiore.

Nel 1953 il comune di Chieri rilasciò le prime licenze edilizie per la costruzione di abitazioni civili; per la maggior parte casette di un piano, massimo due, che nel giro di qualche anno resero quella zona molto abitata. Costruzioni che venivano fatte perlopiù al sabato e alla domenica da chi erigeva, con parenti, amici, conoscenti o altri che stavano per costruire e aspettavano di essere aiutati successivamente. Con il rito della bandiera quando si arrivava al tetto e festa con pane, salame e vino.

In breve tempo, tra la casa Cantoniera e le ultime case di Chieri, dopo le Benedettine, di spazio ne era rimasto ben poco. In quella zona, ai vari cognomi piemontesi come i Piovano, i Ronco, i Fasano, i Masera, i Griva, i Vergnano, i Volpiano, i Gilli, i Gambino, i Pertusio, i Torta, i Marocco, gli Alberghino e numerosi altri, si aggiunsero i Salvalaggio, i Franceschi, i Marcante, i Caon, i Pivato, i Condotta, i Brotto, i De Tommasi, i Pizzolato, i Bosa, i Pallaro, i Campagnolo, i Perin, gli Zanin, i Bergamin, i Gumiero, i Tollardo e decine e decine di altri. Come ben si evince, la maggior parte erano di origine veneta (ecco perché poi il rione prese il nome di borgo Venezia).

Foto dei fratelli Giacomo, Francesca e Caterina Ronco che donarono il pezzo di terreno.

Mantenendo il loro dialetto, i loro usi, i loro costumi, lavorando nelle tessiture chieresi e in altre aziende torinesi (incominciava il boom Fiat), sono riusciti a creare qualcosa dove prima non c’era nulla.

A quei tempi le parrocchie di Chieri erano due: il Duomo e San Giorgio. Il nuovo insediamento era sotto San Giorgio. Questi nuovi arrivati, rispettosi, credenti e tradizionalmente molto legati alla religione cattolica, non sempre riuscivano ad andare sino a San Giorgio che era la parrocchia di competenza. Di solito, andavano a messa a San Luigi oppure nella chiesetta delle Benedettine. Per il catechismo e altro, inerente alla chiesa, si cominciarono ad usare dei garages o degli stanzoni adibiti ad altro. La necessità di spazi per la giusta educazione dei giovani e la partecipazione degli anziani portò a quello che possiamo definire un piccolo miracolo.

I fratelli Giacomo, Francesca e Caterina Ronco, anziani chieresi, residenti in via Padana Inferiore 39 (dove attualmente sorge la casa parrocchiale) decisero di donare un loro pezzo di terreno all’Opera Diocesana della Conservazione della Fede. Su quel terreno, raggiungibile da via del Reitano, avrebbe dovuto essere costruita una struttura adibita a chiesa entro l’anno 1969.

L’atto di donazione fu firmato il 15 dicembre 1965 presso lo studio del notaio Dott. Mario Levati.

Anche il parroco di San Giorgio, don Giovanni Pavesio, confermò e approvò tale decisione.

Incominciarono i lavori e in quel terreno di quasi 2500 mtq fu eretto un salone da adibire a chiesa e al culto. La struttura, in segno di gratitudine e per ricordare i donatori, venne intitolata a San Giacomo e fu benedetta il 24 luglio 1966 dal vescovo ausiliare monsignor Bottino, alla presenza del parroco di San Giorgio don Pavesio, dell’allora sindaco Caselle, dei benefattori Ronco e di tanti fedeli accorsi per l’occasione.

L’impianto di riscaldamento venne fatto successivamente. Da ricordare che tutte le spese sostenute, a partire dalle piastrelle del pavimento sino a tutti le suppellettili della struttura, furono interamente sostenute dalla gente del rione.

Inizialmente fu Padre Pedroncini, proveniente dalla Pace, a seguire la liturgia festiva e le prime necessità della struttura. Gli subentrò don Dario Superino che rimase fino al momento il cui l’Arcivescovo di Torino Michele Pellegrino proclamò San Giacomo parrocchia. Era il novembre 1969.

Da quel momento è iniziata un’altra storia. La nuova chiesa, il nuovo parroco, l’aumento degli abitanti del rione. Ma, di tutto ciò, parleremo un ‘altra volta.

Voglio ringraziare don Severino e, in particolare, Mimma Berruto (moglie dell’ex sindaco) per avermi donato il libro (dal quale ho attinto per la ricerca, foto comprese) scritto da suo marito Beppe in occasione dei primi 25 anni di San Giacomo.

[continua…]

Per Carreum Potentia, Adelino Mattarel

Fonte: B. Berruto, Insieme… da 25 anni, Parrocchia S. Giacomo Chieri – 1994.

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