Fornaci antiche di Chieri tra archeologia e architettura, a cura di G. Pantò, A. Quercia, L. Vaschetti (prossima pubblicazione)

Prelievo e campionatura in via Albussano, Chieri (To)

L’archeologia della produzione è una disciplina sviluppatasi in Italia a partire dagli anni ’80 del secolo scorso nell’ambito dell’archeologia medievale. L’indagine sui modi di produzione dei manufatti è strettamente connessa allo studio della cultura materiale, la quale mira a ricostruire il momento ‘formativo’ della biografia degli oggetti e delle tecniche che hanno connotato i saperi empirici delle società antiche. Essa rivolge l’attenzione alla lettura dei processi produttivi all’interno di un quadro sociale, economico e storico; sviluppa lo studio dei cicli di produzione e dei livelli di specializzazione, l’analisi e il confronto dei cicli di vita dei manufatti finiti attraverso gli scambi e i consumi, indaga le modalità di trasmissione dei saperi tecnici, ricostruisce lo status sociale degli artigiani e le loro relazioni con il mercato e la società di cui facevano parte.

Nel corso degli ultimi decenni, gli studi hanno perso le iniziali caratteristiche di estrema specializzazione e si rivolgono a un pubblico più vasto, con intento divulgativo; nello specifico della realtà chierese, attraverso l’abbondante documentazione materiale e scritta, questa disciplina trova un interessante campo di indagine nel settore delle attività produttive legate al cotto, ossia ai fittili per l’edilizia e alle ceramiche.

Chieri è infatti definibile come ‘città del cotto’ grazie alla produzione di enormi quantità di laterizi posti in opera e lasciati a vista in edifici pubblici e privati ̶ anche di grande prestigio – arricchiti di formelle decorate, dapprima con motivi geometrici e successivamente naturalistici, di cui si conservano tuttora molteplici esempi in chiese e palazzi di età medievale e rinascimentale. Sono espressione delle disponibilità finanziarie legate all’intraprendenza dei suoi abitanti, impegnati in fruttuose attività produttive, commerciali e imprenditoriali, in particolare nel settore tessile, rinomato sin dal medioevo. La peculiarità di ‘città manifatturiera del cotto’ si evince anche dalla ricca mole dei documenti conservati presso l’Archivio Storico, i quali in alcuni casi si possono mettere in relazione con i rinvenimenti avvenuti durante gli scavi archeologici condotti dalla Soprintendenza piemontese fin dalla metà degli anni ‘80 del secolo scorso.

Materia prima assoluta della creazione architettonica è l’argilla, localmente di facile reperimento: proveniva infatti dagli spessi depositi di limi argillosi contenenti silt – e quindi molto idonei alla produzione di mattoni, tegole e coppi – presenti sul territorio. Per limitare gli elevati costi di trasporto era utile cavare l’argilla il più vicino possibile alle fornaci: a Chieri possiamo ipotizzare che si prelevasse da siti immediatamente esterni alle cerchie murarie ma si sono individuate tracce di prelievo anche nei pressi delle fornaci interne, talora temporanee, allestite in prossimità degli edifici da costruire, testimoniate da buche spesso riempite da scarti di produzione e altro materiale. Alcune fornaci sono state individuate sul terreno, indagate stratigraficamente e inquadrate cronologicamente, ma anche datate in modo assoluto attraverso metodologie innovative.

Per quanto riguarda gli elevati, le architetture tardogotiche e rinascimentali chieresi mettono in luce veri e propri virtuosismi tecnici, nella varietà dei motivi decorativi dei laterizi e nei particolari costruttivi degli edifici che non lasciano dubbi sulla presenza in città di maestranze di alto livello, testimoniate dalla foggiatura accurata, dalla cottura ottimale e dalla sapiente messa in opera dei vari elementi.

Parallelamente, abili artigiani operavano in impianti a conduzione famigliare, variamente dislocati, con

Resti fornace A in via Massa, Chieri (To)

i forni sistemati nei pressi delle abitazioni: dalle loro mani uscivano stoviglie di uso quotidiano, i cui prodotti non si discostano dalle analoghe e coeve produzioni piemontesi, ma con alcuni esiti interessanti, in particolare nella produzione della ceramica graffita rinascimentale decorata con ossidi di rame e ferro (ramina e ferraccia, ossia verde e giallo). Oltre agli oggetti ceramici utilizzati nella quotidianità e gettati al termine del ciclo di utilizzo, si trovano scarti di lavorazione e indicatori delle varie fasi produttive. Va detto però che la maggior parte dei reperti – ceramici e non – provenienti dalle indagini archeologiche di Chieri e del territorio attende di essere studiata. Ne esiste un inventario di massima finanziato dalla Città di Chieri, in attesa del trasferimento in un idoneo deposito cittadino, in fase di allestimento.

Per quanto riguarda i laterizi decorati, è bene ricordare che, in occasione del progetto “Scrigni d’argilla” un’importante iniziativa di conoscenza e valorizzazione del territorio chierese promossa dall’Associazione culturale “Compagnia della Chiocciola” (2012-2015), fu eseguito il censimento completo del patrimonio di terrecotte architettoniche decorate presente sugli edifici pubblici e privati di Chieri e del Chierese. È auspicabile che la cospicua mole dei dati raccolti all’epoca vada in un futuro non troppo lontano a costituire un inventario digitale a disposizione del pubblico e degli studiosi.

Nel frattempo, alla luce delle recenti scoperte archeologiche e degli ultimi studi, a distanza di oltre un decennio dal volume dedicato all’archeologia chierese (Archeologia a Chieri. Da Carreum Potentia al Comune bassomedievale a cura di Gabriella Pantò), è di prossima pubblicazione un nuovo lavoro a cura di Gabriella Pantò, Alessandro Quercia e Laura Vaschetti intitolato: Fornaci antiche di Chieri tra archeologia e architettura. L’opera è realizzata da un gruppo interdisciplinare di archeologi, storici dell’arte, archivisti e architetti proveniente da vari istituti di ricerca (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città metropolitana di Torino, Università degli Studi di Torino, Politecnico di Torino) e liberi professionisti che hanno operato totalmente pro bono, mentre i costi della documentazione fotografica (il corredo fotografico del volume è in gran parte inedito), di composizione, impaginazione e stampa sono coperti dall’amministrazione della Città di Chieri e, in parte, dall’ODV Carreum Potentia.

I curatori si stanno attualmente impegnando per presentare l’opera nel settembre 2022.

Per Carreum Potentia, Laura Vaschetti

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