Nell’Armanach piemonteis del 1971 viene riportata l’infelice storia di un maestro chierese, Pietro Giacomello, che, per arrotondare il magro stipendio da insegnante, si adattava a fare il cantastorie. L’autore dell’articolo scrive che poco si conosce di lui, che doveva essere un piccolo poeta che amava verseggiare, e che era chierese perché lo scrisse in un poemetto da lui composto: “El Piemonte il primo fiore” firmandosi “l’infelice ghinghelinghino”, anche se il suo cognome – Giacomello – non compare tra quelli dei chieresi ma più facilmente a Pinerolo e Ciriè.
L’opera fu composta tra il 1520 e il 1521 ed è conservata in una rara antologia nella seconda edizione del 1739, presso la Biblioteca Reale di Torino. In essa il maestro si firma con lo pseudonimo di “L’infelice Ghinghelinghino”, e si pensa che l’abbia fatto proprio per far capire a tutti che scriveva per sopravvivere. Di quell’opera, scrive l’Almanacco, nell’Ottocento si interessò il prof. Vincenzo Promis, bibliotecario del re, il quale la giudicò positivamente ritenendo il maestro un buon poeta che accettava di scrivere anche piccole opere per sbarcare il lunario (come poi avrebbero fatto i cantastorie), e ne fece realizzare una terza edizione.
Il poema è composto di 79 gruppi di otto versi, accompagnati tutti dal ritornello “El Piemonte el primo fiore”, preceduti da un’introduzione di 4 versi, cui nella terza edizione il Promis inserì il titolo “Opera nuovamente fata. A lode dell’eterno Iddio e in lode del nostro illustrissimo ducha De Savoia che Dio mantenga; e de li signori soggetti e delle terre sue del Piemonte composta. Maestro Pietro Jacomello de Cherio o vero nominato lo infelice Ghinghelinghino”.
L’opera descrive il Piemonte e la sua gente, e loda Chieri:
… El gran Cher non è vilano
Ch’el domina far gentile
De gentiluomini è soprano
Di villano fa gentile.
Sono d’ingegno sottile
Tutti si danno al ben fare
Cerchi pur chi vuol cercare
Non è il simile sotto il sole…
Per Carreum Potentia, Rosanna Perilongo
Fonte: Cronache Chieresi, 5 febbraio 1971.