La lapide in onore e ricordo dell’artista chierese Alberto Maso Gilli

Lapide funeraria di Alberto Maso Gilli.

Nel 1898, a quattro anni dalla morte prematura dell’artista chierese Alberto Maso Gilli, il direttore del settimanale “L’Arco” Nicolò Francone promosse una raccolta fondi per un ricordo monumentale, una lapide da murare sulla parete della casa di piazza delle Erbe (oggi Umberto I) dove Gilli era nato e cresciuto. I chieresi risposero con grande partecipazione, e tra il giugno 1898 e il giugno 1899 furono raccolti i soldi sufficienti.

Giacomo Nel, conosciuto per le sue opere di filantropia e proprietario della casa natale di Gilli, si rallegrò per l’iniziativa che, oltre a ricordare ai posteri quanto valgano la costanza e la tenacia nel lavoro, rimarcava come Chieri non eccellesse solo nelle industrie, ma anche nelle belle arti. Inoltre, in segno di rispetto per l’artista avrebbe fatto riattare e pulire la casa perché fosse una degna cornice della lapide e suggerì al Comune di fare altrettanto con l’Arco, che è accanto all’edificio.

Durante quei mesi il giornale ricevette e pubblicò vari ricordi di persone che avevano conosciuto e apprezzato l’artista. Un lettore, Francesco Corno, ricordava gli anni dell’infanzia di Gilli, quando entrambi frequentavano la scuola domenicale di disegno che il municipio aveva aperto nel locale detto delle prigioni. Il grande talento di Gilli fu subito evidente già dal primo lavoro d’esame, un acquerello in chiaroscuro, copiato da un bassorilievo in gesso conservato nell’ufficio dell’economo civico. Altri suoi lavori giovanili furono la riproduzione in grande di una piccola immagine di una vergine martire, utilizzando una semplice “conté” (la matita Conté, così chiamata dal nome del suo primo produttore Nicolas-Jacques Conté nel 1794, è il prototipo della matita che usiamo oggi con l’anima di grafite e il rivestimento in legno); alcuni ritratti fra cui quello del padre di Francesco Corno, in segno di gratitudine per aver procurato gratis alla scuola l’album anatomico. Un’altra testimonianza ricordava che Alberto Maso Gilli, nato in una modesta famiglia di sarti, poté apprendere solo i primi rudimenti di istruzione prima di iniziare anch’egli il lavoro della famiglia.

Sebbene, grazie al suo talento e con l’aiuto iniziale di alcuni chieresi, quali don Tamagnone (parroco di San Giorgio), don Matteo Testa (rettore della chiesa di San Filippo) e il pittore Ferazzino, poté dedicarsi all’arte e raggiungere una notevole fama e agiatezza, i lavori di sartoria dovevano piacergli perché si divertiva a cucire da sé i propri abiti. Un amico ricordava che vestiva abitualmente una giacca piuttosto lunga e ampia, calzoni larghi, tanto l’una quanto gli altri di colore grigio scuro, e al termine della lettera affermava: «L’unica nota estrosa era un cappello nero a grandi falde portato un po’ “all’artistica”. Questo era il suo figurino di moda, io non lo vidi cambiare né di forma né di colore il suo abbigliamento».

Un altro vezzo dell’artista era un bastoncino nero che teneva abitualmente fra le mani, senza mai posarlo a terra. Se incontrava qualcuno per strada e si fermava a scambiare due chiacchiere, la canna diventava il trastullo delle sue mani, ma raramente si fermava perché camminava sempre assorto nei suoi pensieri.

Un altro messaggio ricordava l’ultima opera di Gilli, fatta a scopo benefico. Nel 1894, per le onoranze giubilari del senatore Lorenzo Bruno, era stata promossa una raccolta di denaro per fondare una colonia alpina per fanciulli poveri, alla quale parteciparono in molti a partire dai reali fino ai più modesti lavoratori. Gilli incise gratuitamente in calcografia il ritratto del senatore, posto in vendita a cinque lire cadauna.

L’incarico per realizzare la lapide in suo onore fu affidata allo scultore Lorenzo Vergnano; sulla base in granito nero di Svezia, allora un materiale nuovo per l’Italia, erano posti il medaglione in bronzo e in lettere dorate l’iscrizione: “In questa casa nacque e a lungo dimorò / Alberto Maso Gilli / che per mezzo a difficoltà ai più insuperabili / con l’acutezza dell’ingegno / la fede e la perseveranza indomita nel lavoro / s’aprì la via della fama / di pittore concettoso ed efficace / di cultore dottissimo delle arti tutte del disegno / di principe dei calcografi italiani. Addì 4 giugno 1899 / auspice il Municipio / gli ammiratori, gli amici”.

L’inaugurazione avvenne domenica 4 giugno 1899 e fu resa ancora più solenne perché quel giorno era la festa dello Statuto, e a Chieri ci furono diverse manifestazioni. In piazza delle Erbe, alla presenza delle massime autorità, delle scolaresche e di grandissima folla, mentre Giacomo Nel assisteva da una finestra di casa con il commendatore Luigi Tamagnone, la tela che copriva la lapide fu tolta al suono della marcia reale cui seguirono gli altisonanti discorsi di rito.

Da allora Alberto Maso Gilli è rimasto un po’ dimenticato, solo l’associazione Avezzana gli ha dedicato spazio con due brani di Antonio Mignozzetti e Marisa Gilardi Zanone in due pubblicazioni: Dizionario biografico dei Chieresi illustri (2019) e Zibaldone Chierese 2 (2014).

Ma nel 2017 è tornato alla ribalta, quando una cordata di benefattori chieresi (le associazioni Avezzana, Carreum Potentia, La Compagnia della Chiocciola, il Rotary Club di Chieri e un buon manipolo di privati cittadini) ha acquistato, da una galleria di Roma, quattro suoi dipinti che raffigurano la città alla metà del XIX secolo e che sono conservate nella StArt Gallery, insieme ad altre opere che lo ricordano. In quell’occasione si sono moltiplicati articoli e video che gli rendono il giusto merito.

L’autore della lapide, Lorenzo Vergnano (Cambiano, 1850 – Torino, 1910), è stato uno scultore dalla vena inesauribile, anch’egli poco ricordato sebbene autore di opere presenti in molte città in Italia e in Francia. A Torino, tra le altre, il “Genio alato della scienza” in cima al monumento del traforo del Frejus in piazza Statuto, a Chieri molti monumenti funebri per le famiglie Radino, Bertotti, Colomiatti, Collo e altri.

Per Carreum Potentia, Daniela Bonino

Bibliografia:

_ vari articoli usciti su «L’Arco» tra giugno 1898 e giugno 1899.

_ A. Mignozzetti, Gilli Alberto Maso, in Dizionario biografico dei Chieresi illustri, Chieri 2010.

_ M. Gilardi Zanone, Una vocazione pittorica nata tra l’Arco e San Filippo, in Zibaldone Chierese 2. Fatti, luoghi e personaggi, Chieri 2014.

Sitografia:

Alberto Maso Gilli, un artista chierese in http://www.carreumpotentia.it/alberto-maso-gilli-4/

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